Le ciacole di quella racola della Gina – quando trova il tempo di farle, tra un sigo e l’altro al povero Fulvio – ma, fatalità, proprio questa sera qui che ci siamo noi, non va a intivare gli oseladori? che prima si prendono fra di loro per fantasmi, ma invece no sono loro, poi scambiano lui per un guardiacaccia, e, non è che abbiano ciappato granché, quattro seleghe e due strioli, ma sicome che non si sa mai, per ingraziarselo lo invitano a cena dove alla Pineta viene l’idea che in fondo sarebbe un buon partito per Angela e allora Toni, che se no la Pineta gli crìa, cerca di petarglielo, che Angela sarebbe ben contenta, no? anche se Piero sapeva che non era il guardiacaccia perché glielo aveva detto la Chiara e nel frattempo si era creato un equivoco sulle intenzioni della Elda – gnente di importante, robe fra amiche, con quelle tette – ma per fortuna ci pensa Menego che si sacrifica, si fa per dire, lui, che aveva giurato che mai, e se la monta in canna, così Pierpaolo sposa Angela e si brinda con un fiasco di rosso, che Toni non potrebbe, però per questa volta va là, e tutti vivono felici e contenti. A parte le seleghe.
Rosti e Menarosti
Atti: | 2 |
Personaggi: | 6 M, 6 F |
Lingua: | Dialetto Veneto |