in principio era solo il coniglio
Sembra un incontro casuale tra due vecchi. Con diffidenza si conoscono e parlano fino a confidarsi e scoprirsi simili nella solitudine. Decidono di lasciare un segno e di rendere memorabile il loro ricordo. La storia è disseminata di indizi e discrepanze che suggeriscono un finale fuorviante rispetto alla narrazione. Si capirà solo alla fine quanto profonda sia la solitudine vissuta.
Come nasce il progetto.
Un’amica mi suggerì di leggere i testi di Aldo Nicolaj, poi venne la pandemia. Per cercare di superare la noia derivata dalla reclusione forzata cominciai a elaborare un’idea suggerita dal testo “Classe di ferro”. Scoprii di non essere il solo ad annoiarmi e invitai Max Taurino a collaborare al progetto dividendoci i compiti, a lui la regia a me il testo. Iniziammo a trovarci rispettando il coprifuoco. Durante le varie stesure si discusse molto e approfondimmo la conoscenza tra di noi, il Whisky e i sigari. Ora so che il torbato mi piace e che i sigari non si aspirano. Il testo originale cambiò molto, si trasformò in una trama tessuta da noi e inzuppata anche da vissuti personali. La regia si sviluppò con inserimenti vicini alle nostre passioni, fece capolino la commedia dell’arte e le maschere, le splendide maschere in cuoio costruite da Max stesso. Cominciammo a provare per mettersi in gioco. Per il bene del mondo, e anche dei nostri fegati e polmoni, la pandemia finì ed entrambi venimmo risucchiati dalla ripresa delle attività. Vivere Stanca si fermò dentro un cassetto. Ora, con il benestare di Max Taurino, ho ripreso in mano il copione, fatto ulteriori aggiustamenti e, determinato ad allestirlo, ho assunto l’onere di una mia regia.
La scenografia è minimalista; una panchina e un attaccapanni, puntiamo tutto sul recitato, sulla musica e sul testo.
Il progetto è distribuito da “Lunaspina musica e teatro” che, pur non essendo direttamente coinvolti, lo sostengono con fiducia, spero meritata. Ho coinvolto attori che non conoscevo e con i quali non avevo mai lavorato, Massimo Bedin e Francesco Sclafani, e una violinista che mi è stata presentata con stima, Daniela Dalle Carbonare, e abbiamo iniziato l’allestimento ricordando a tutti loro il mio motto: “se uno spettacolo è bello il merito è degli attori, se è brutto la colpa è del regista.”