Alluxinati fuga dalla provincia è nato; ora, da padre responsabile, devo farlo camminare e crescere. Ci saranno ancora incontri pubblici, il 7 dicembre a Castegnero in cantina Costalunga, il 13 dicembre a Longare in sala Consigliare, poi vedremo.
Qualcuno mi ha già scritto in alluxinati@gmail.com e mi sono stati già segnalati errori.
Incredibile, considerando quanto e quanti lo hanno letto prima della stampa.
Così scopriamo «Gost» senza H, «sceneggiature» invece che «scene», «trovarti» al posto di «trovarmi».
Una volta si stampavano le errate corrige, se continua così sarà un libro in appendice.
Natale è alle porte, ci stiamo attrezzando per montare l’albero.
In realtà preferisco il presepe, quello sì che fa parte della tradizione. Si andava a muschio raschiando cortecce, lavoravamo come matti costruendo capanne con pezzi di tronchi, piccoli stagni con gli specchi e alberelli piantati su fettine di tappi di sughero.
Poi si infarinava tutto e si stava lì ad aspettare l’arrivo dei re magi, domandandosi cosa cavolo fosse la mirra.
Abbiamo continuato con la tradizione del presepe coinvolgendo i figli, quando ancora il presepe li stupiva. Un anno, addirittura, abbiamo vinto un piccolo concorso in parrocchia. Ricordo che sotto l’albero, tra i regali, avevamo messo una piccola collezione di Pokémon: mio figlio era raggiante. Dopo Natale vennero a fare le foto del concorso dei presepi e poi ci chiamarono in parrocchia. Sullo schermo vennero proiettate le foto.
Per noi fu una sorpresa vedere il nostro presepe tra i premiati e la foto a dimensioni enormi ci riempì di gioia e di stupore. Scoprimmo solo allora che al posto di Gesù bambino, nella mangiatoia, c’era Pikachu.
A casa nostra festeggiavamo un dio alieno.
Dopo il Natale la grande attesa era la Befana, più di quanto non fosse atteso Babbo Natale. L’asinello della Befana surclassava le renne della slitta. L’asinello lo potevi vedere, passava insieme con le pecore e lo riconoscevi. Le renne volanti non mi hanno mai convinto.
Così la notte dell’epifania, fuori casa, posavi un secchio con l’acqua e un po’ di fieno per l’asinello. Dentro preparavi una tazza di caffè e la bottiglia di grappa. La befana, si sa, non è astemia. Appendevi le calze a dei chiodi piantati nel camino. La mattina dopo il caffè era bevuto, la grappa anche, l’asinello aveva rovesciato il secchio e gradito il fieno. Le calze erano nodose e gonfie, qualcuna si muoveva.
Mio padre ci metteva dentro anche un piccolo coniglietto vivo che poi diventava il tuo cucciolo.
Almeno fino a quando pesava tre chili.
Nelle calze trovavi cose banalissime, ma le storie di mio padre nello svuotarle, quelle sì erano incantevoli.
Mi piace pensare che qualcuno a Natale, o dentro a una calza appesa al camino, regali Alluxinati: sarebbe una soddisfazione.
Questo blog ora si concede una pausa, rimane attiva la pagina facebook Alluxinati e la email, dove potrete segnalarmi altri errori, che magari, se ci sarà una ristampa, saranno corretti.
Ma ho un’altra proposta da fare: costruire la tribù degli alluxinati.
Inviatemi storie, racconti brevi, anche a voce, fate un file mp3 e speditemelo.
Li avvolgerò in una rete di parole, e ve li restituirò. Deciderete poi cosa farne, tenerli per voi o condividerli.
Potrebbe tornare un blog diverso, fatto di storie anonime ma non senza anima, di racconti che non sono inventati ma condivisi. Solo chi li ha vissuti si riconoscerà. Potremmo creare una riserva di emozioni a cui attingere per ricaricarsi.
È solo un gioco, un passatempo, la tribù degli alluxinati potrebbe diventare una zona franca di scambio di storie, le nostre storie. Mettersi in gioco e condividere, non ci sono rischi, non ci sono inganni.
Esiste la banca del tempo dove ci si aiuta scambiandosi ore lavoro.
Propongo di costruire una banca di storie con scambio di emozioni.
Restiamo in contatto.